06/2001 – I GHIOZZI NELLA RETE (vuvuvupuntoghiozzipuntoitte)

Recentemente, ripensando alle giornate della mia gioventù passate a trippa ritta nelle rive sassose della Steccaia e del Ponte Rosso, mi è tornato in mente il curioso pesciolino dalla testa particolarmente grossa, assiduo frequentatore dei ruscelli Casentinesi: il ghiozzo.

Proprio a causa delle spropositate dimensioni della testa del suddetto, l’appellativo ghiozzo, nel lessico locale è venuto ad indicare una persona particolarmente “dura nel comprendonio”, di scarsa intelligenza ed arguzia, poco incline alle novità, decisamente poco socievole e disinteressata a tutto. In poche parole: un ghiozzo… Come tutti sapranno, i ghiozzi (i pesci, intendo) vengono pescati non con la canna da pesca, ma con la classica forchettata sulla chiorba. La differenza col ghiozzo (quello umano), sta nel fatto che questi ultimi vengono pescati con la rete. Mi spiego meglio.

Che la tecnologia sia cosa ostica, è oramai risaputo. Se da qualche anno Internet, cioè la rete per eccellenza, ha condizionato pesantemente il modo di lavorare, di acquistare, di studiare e di socializzare di milioni di persone, esistono ancora delle sacche di popolazione che, complici i media (scommetto che avete letto mìdia…), quando sentono parlare di Internet si fanno il segno della croce. Provate ad ascoltare i dialoghi delle persone in piazza: “ho comprato il computer al mi figliolo: voleva internet…” e l’altro: “Eh, poverino, così giovane… e son disgrazie…”. Ma chi ha scatenato tutta questa valanga di disinformazione? Basta dare un’occhiata ai nostri Telegiornali (non lo fate, per carità era solo un modo di dire…) per rendersene conto. Solerti giornalisti (?) da sottoscala, abilissimi reporter dei tornei di ramino, intrepidi cronisti della bocciofila, promossi finalmente al commento di avvenimenti sociali rilevanti, non si sono lasciati scappare l’occasione di mostrare tutto il loro valore. Trovatisi a dover comprendere argomenti ben diversi dal tre di picche e dal piombo a girare, hanno semplicemente amalgamato argomenti incongrui tra di loro, un po’ per l’ignoranza genetica della quale soffrono ed un po’ per colpa della natura che li ha fatti così.

Così la nostra Internet è diventata il ghetto dove (secondo loro) sopravvivono bande di pedofili, pornografi, pervertiti ed altro maialame vario. Tra poco verranno a dirci che Internet l’ha portata gli Albanesi. Non solo: tutte quelle parole che hanno qualche attinenza o somiglianza con la tecnologia, o che comunque suona come moderna (virus, multimedia, memoria eccetera) viene forzata ed amalgamata con le altre fino a ricondurla ad Internet. Vi si fulmina una lampadina in casa? Le lampadine funzionano con l’elettricità, elettricità = elettronica, elettronica = computer, computer = Internet. Altri esempi lampanti? Titolo nel giornale: “Centrale elettrica in tilt a causa di un computer fuori uso. Pirati informatici hanno usato Internet per mettere KO la centrale” (magari era colpa di un topo che ha causato un corto circuito…). Affonda un peschereccio? Trovatelo voi il nesso (suggerimento: la parola Rete vi dice nulla?) e capirete come mai l’imbarcazione è andata a picco… il virus, internet eccetera. C’è ben poco da ridere…

Questi divulgatori ci hanno preso gusto a parlare di Internet, e la gente ci ha preso gusto a sentire quotidianamente le porno-notizie provenienti dalla rete. Bisognerebbe spiegare all’opinione pubblica che se c’è qualcuno con i neuroni fuori fase, non sono sicuramente gli utilizzatori della rete, ma i santoni che pontificano su di essa. Io uso Internet per lavoro quotidianamente e non mi sento più pervertito di quelle persone che vanno in edicola a comprare il giornale. In ambedue i luoghi se si rovista un po’ vi si possono trovare dei sudiciumi, ma non per questo ci si deve sentire in colpa se si entra in edicola… (“Oh, lo sai ir marito della Maria ieri l’hanno visto entrare in edicola…”  “Vai, lo sapevo… l’ho sempre detto che un mi garbava”). A mio giudizio in Italia manca la cultura della Cultura. I concetti “imparare”, “capire”, “comprendere” sono assolutamente distanti dagli interessi di gran parte degli Italiani. Si parla per sentito dire, e se una parola non finisce con la vocale allora è straniera di sicuro e ci si rifiuta non solo di comprenderla ma addirittura di leggerla. Internet è l’ennesima barriera che divide le persone con un minimo di futuro davanti a loro dagli individui mediocri. Noi, malati di perversione digitale sapremo usare le nuove tecnologie per migliorare noi stessi, il nostro modo di lavorare, di comunicare, di vivere, di ragionare. Gli altri, continueranno a guardare Paperissima Sprint.