07/2005 – LA VALLATA DI CIALTRONIA (PARTE II)

La vallata di Cialtronia, dicevamo, ha oramai assimilato i difetti della intera società Italiana. Ricordo perfettamente una quindicina di anni fa, quando i pochi che avevano il cellulare lo ostentavano come uno scettro: al ristorante lo tenevano bene in vista sopra al tavolo, e si facevano chiamare dagli amici apposta per farlo trillare, per farsi notare, per ostentare la loro classe sociale. Ed il Casentinese[1] di allora, che poco si faceva intimidire da certe manifestazioni “classiste”, prontamente rispondeva con frasi di sicuro effetto, tipo “e s’è capito, ora rispondi, palle!”, oppure “e ce l’ho anche io ma un rompo mica i cog***ni a tutto ir locale!“, o la sarcastica ma altrettanto efficace  “cotesta s’è imparata, faccene sentì un’artra!“. Oggi invece, ogni Casentinese ha tre cellulari. Li ostenta, fa vedere di avere l’ultimo modello, quello col blutùt, colla fotocamera che fa anche le radiografie, col palmare incorporato, con la pennina, quello che fa il caffè, quello che si sdinocia e si piega tutto, quello grosso come un fagiolo e quello che si apre come una cozza… E vanno in giro con delle tartarughe argentate attaccate all’orecchio, perchè l’auricolare col filo ormai ce l’hanno solo gli Albanesi, e si sono fatti installare duemila euro di navigatore satellitare sul cellulare perché hai visto mai mi potessi perdere per i Guazzi…

E non ostentano solo il telefonino: i Casentinesi una volta andavano in giro con la Simca 1000, oggi si compra il gippone quattroperquattro intercùler ottomiladue, con la televisione, il satellite, il frigobar, la scialuppa di salvataggio, gli interni in Zibellino raro delle Galapagos e Marmo delle Asturie. Ovviamente, il tutto viene immatricolato come Autocarro, così non pagano il bollo!

Da Comunisti a Consumisti: il passo è stato molto breve, giusto una generazione. Nella Vallata di Cialtronia, una volta si andava al mercato. Oggi siamo invasi da colossi della distribuzione. Non c’è più il signor Mario che ci fornisce il cacio buono, ce lo spicca con maestria dalla forma e ai più piccoli ne dava un assaggio… Oggi si va all’ipermercato, si prende una delle settantasette confezioni di formaggio a disposizione (tutti uguali, fatti con lo stampino, nel colore biancastro mortaccino, nella forma e nel sapore) e si paga a una delle trenta casse con la carta di credito. E qui si può notare l’autolesionismo ai limiti del masochismo dei nostri conterranei: quando gli arrivano a casa le pubblicità di questo o quel’ipermercato va fuori di testa! Improvvisamente si rende conto di avere necessità fisiologica del cavatappi ad ultrasuoni con parabola motorizzata incorporata, dello spremiangurie a microonde con trapano a colonna per levare i semi, del frigorifero con degli scompartimenti così grandi che ci devi pagare l’ICI, della televisione ottanta pollici a schermo piatto da attaccare al muro (col muro incorporato per reggerla)… E allora via, a comprare il peggior ciarpame che mente umana possa concepire, non per bisogno, ma per lo smodato consumismo e per la boria di cui sopra. La voglia di possesso acceca il Casentinese, e non gli fa vedere che spesso i prezzi di certi supermercati in realtà sono molto più alti delle care vecchie botteghe, che oggi non regala nulla nessuno e che il famoso e tanto sbandierato tasso zero, in realtà è un animalaccio bastardo che alla fine, senza tanti discorsi, gli interessi li vuole tutti e subito, che anche se si compra con la carta di credito, il quindici del mese dopo comunque la banca i soldi li vuole comunque… Ma anche dall’altra parte, nella vallata di Cialtronia ci sono certi bottegai che grazie all’euro hanno fatto il salto della quaglia: centomila=cento euro. E sono quelli che comprano dai cinesi le merci a tre euro e le rivendono a trecento, e poi si lamentano che i cinesi li faranno chiudere!  Nella Vallata di Cialtronia, modestamente abbiamo anche noi i contadini arricchiti: sono quelli che imitano i cumenda milanesi, e vanno in giro col Rolex da sessantamilioni (pardon 30.987,413 euro), la macchina da duecentomilioni, la villa da un paio di miliardi, il troione[2] a fianco che gli costa (di revisioni e tagliandi… chi vuol intendere intenda) più della macchina. Li riconosci subito: sono quelli che appena scendono dalla stescionuègon modello carrarmato, prontamente si infilano una mano fra la trippa e la cintura e beati e tranquilli si grattano gli ammennicoli con gesti da macaco. Perché i quattrini fanno anche la classe, ed in quanto a finezza, a loro non glie lo ficca in quel posto nessuno!

Ed infine abbiamo le mogli dei suddetti, matrone ingioiellate che fino a ieri con le loro Mercedes modello Star Trek andavano a lavorare nelle ditte del Bengodi, ciarlavano un po’, si limavano le unghiette, portavano un foglietto al direttore (con calma, per non spettinarsi), e a fine mese incassavano i loro sette milioni… Non immaginate che spettacolo, oggi, vederle nei loro tailleur di Dior (rosso), sotto le bandiere del sindacato (che si intonano al tailleur…), accanto a quegli operai che loro hanno sempre disprezzato, a cercare di difendere il loro grasso stipendio!

Questa è la vallata nella quale sono nato. Come dice il mi babbo quando vuol mettere a proprio agio qualcuno che si trova in imbarazzo, “non si preoccupi, noi si viene dalla vanga!“.

E a qualcuno farebbe un gran bene ritornarci, con la vanga in mano, in mezzo ai campi.

[1] Abitante della Vallata di Cialtronia

[2] Identikit del Troione: capigliatura biondo platino, tacco a spillo di settanta centimetri, minigonna ascellare, abbronzatura tipo ustione del terzo grado, tette rifatte. Cervello: optional…