I luoghi di villeggiatura preferiti dagli italiani (scritto con la lettera minuscola), sono i negozi di telefonia. Basta dare una occhiata dalle vetrine esterne per rendersi conto che quando scattano le ferie, non c’è mare o montagna che tenga. “Dove vai in vacanza quest’anno?” “Sai, pensavo di andare una settimana al Centro TIM in Piazza Roma, poi a Natale andremo con la famiglia al Vodafone One di Via Cavour”.

Tony-Parsons-cartoon-1881155Da fine Giugno a fine Settembre, la densità di popolazione all’interno dei negozi di telefonia è seconda solo a quella di Pechino: 80 persone al metro quadro. Evidentemente l’italiano in quei posti si sente bene: alla mattina si presenta alle 6:30 davanti al negozio (bestemmiando perché fino alle 9 non apre), con la famiglia al completo. Entrano, si sistemano nel loro spazio, aprono i tavolinetti da picnic, apparecchiano e poi iniziano il loro tour tra le vetrine. “Mamma, posso andare a vedere i Nokia?” “No, al massimo arriva alla Samsung, ma non fare tardi. E porta tua sorella con te”. All’ora di pranzo raccolgono le loro masserizie, tavolini, sedie, e tornano a casa. Per ripresentarsi alle 14:30 davanti al negozio (ribestemmiando perché il negozio apre alle 16). Il pomeriggio in genere è dedicato alla spiegazione degli oggetti esposti da parte del capofamiglia. La moglie e i figli, il cane, i suoceri, tutti in fila dietro al novello cicerone che indicando i vari oggetti esposti illustra in maniera scientifica i prodotti. “Quello è uno SFARFON, che cià anche i cosi per fare le cose delle… come se chiamano… quelle coi multimediali, ecco” “Quello li cià i tasti, sicché l’è roba da poco.” “Quello è un AIFON fatto daqlla SANZUGGHE, uguale al mio, ma  invece che nero è bianco, senza tasti mentre il mio ce l’ha, non ha la fotocamera il mio si, schermo piccino il mio ce l’ha grande, ma per il resto è IDENTICO AL MIO”. In questo modo, l’italiano rinsalda i rapporti col resto della famiglia.

Quando sono in difficoltà (“papà, perché quel telefono è più grosso?”), allora il novello esploratore allarga le braccia come dire “ci penso io!”, fa un sospirone e assumendo l’atteggiamento da Indiana Jones  interpella il commesso, esordendo col proverbiale: “eeeee… no che…. perché pensavo vero… io ciò il contratto con voi da trentanni, capito… deeeee… se io no, facessi… maaaaa… perché la mi sorella, no, che è andata a Milano perché s’è sposata lassù, anche se poi s’è divisa e ora cià un figliolo da uno de Monza, ma vero, dicevo seeeeeee…. che poi aspetti gni fò vedere…” (Il commesso, a questo punto lo guarda con tutta la pena possibile, chiama la Croce Verde, arriva l’ambulanza che porta via il soggetto, tra lo sbigottimento della famiglia)

La mattina dopo, la cosa si ripete. Per tutti i 15 giorni delle ferie.

Quando le ferie finiscono, gli italiani tornano al lavoro riposati e felici: hanno visto tante cose belle.

Questo post di Piergiorgio Odifreddi è stato cancellato dal blog di “La Repubblica”. Lo riporto nel mio blog, perché la loro censura possono ficcarsela nel culo.
 

DIECI VOLTE PEGGIO DEI NAZISTI
Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.

Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.

In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.

Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?

Piergiorgio Odifreddi

Sono fermamente convinto della esistenza di una associazione segreta di madri col passeggino. Non mi spiego, altrimenti come possano esistere degli sciami di donne carrozzinate che si muovono in branco, all’unisono, come una orda di Lanzichenecchi che si abbatte sulle strade. Perché le donne col passeggino non si muovono da sole. Evidentemente si telefonano, si danno appuntamento tutte assieme (mai meno di 7 o 8) e poi si muovono. Cominciano a colonizzare il marciapiede. Non in fila indiana, ma affiancate in 2 o 3 (gli altri pedoni? E chi se ne frega: “io ho un bambino!“, che è il loro grido di battaglia). Ovviamente, essendo donne, si fermano ad ogni negozio. Il branco fa sosta davanti alla vetrina, o meglio, vista la mole del gruppo, sostano davanti alle otto vetrine del negozio, alla sua entrata e davanti ai negozi adiacenti, paralizzando una decina di attività commerciali. Il bello viene quando il branco decide di entrare in un negozio (quindi SEMPRE). Entrano ovviamente tutte assieme, e siccome 38 passeggini non c’entrano in un negozio, le altre aspettano sulla porta parlando di Uomini e Donne e mostrandosi a vicenda l’ultimo acquisto di Hello Kitty. A metà shopping, ovviamente c’è la pausa caffè. E vai, tutte dentro al Bar, rovesciando tavolini (“ma io ho un bambino!”), colonizzando il bancone, schiacciando gli avventori contro le vetrate.

Quando si spostano per le strade succede il finimondo. Si ha l’effetto del gregge che attraversa l’autostrada. La mamma carrozzinata attraversa la strada dove vuole (“ma io ho un bambino!”), incurante delle strisce, dei semafori e del buonsenso. Le auto inchiodano, si tamponano, il traffico si blocca nella città, nel comune e in alcuni casi nella intera provincia. L’ingorgo si fa tale che per ripristinare la mobilità, viene chiamata la protezione civile che interviene con gli elicotteri per portare i viveri ai malcapitati automobilisti.

Quando le incontri nei supermercati è la fine. Già dal parcheggio ti rendi conto che qualcosa non va. Ci sono troppe persone che aspettano di entrare e guardano atterriti le entrate. Questo significa solo una cosa: che le mamme passegginate hanno preso il controllo dell’intera Ipercoop! tre per corsia, l’una accanto all’altra nei corridoi, venti in ogni bagno, incastrate nelle scale mobili… Come un immenso BLOB, sono riuscite in pochi minuti a far evacuare 180.000 metri quadri di superficie, neanche i Pompieri riescono a fare tanto.

La sera, quando rientrano a casa e col marito guardano il telegiornale (“Traffico ancora bloccato da Frosinone a Rovigo”, “ancora si contano i danni nel centro commerciale cittadino, invaso quest’oggi”), placidamente confessano. “Sai, oggi sono uscita con qualche amica”.

Succede all’improvviso che ti arrivi una telefonata, e che stai al telefono 5 ore senza che ti accorga del tempo che scorre. Senti la sua voce per la prima volta, e ti sembra da subito piacevole nonostante tu odi stare al telefono e consideri dei rompicoglioni quelli che ti chiamano invece di mandarti un messaggio. Succede all’improvviso che la persona dall’altra parte ti faccia ricordare che sei stato capace di ridere, una volta. E che la tua risata si sdoppi con la sua, e che gli occhi lucidi che hai quella sera, dopo anni, siano per le risate.

Succede all’improvviso, anche se sei convinto di essere immune. Succede che anche gli avvenimenti si coalizzano per far si che le due voci si debbano incontrare. Succede che dopo i primi secondi di euforia, tutto diventi naturale, come se le due persone si siano ritrovate dopo un breve viaggio, non dopo una vita di attesa. Succede all’improvviso che non hai più né la voglia né la necessità di stare da solo, e che pronunciare il suo nome ti faccia star bene. Succede che la mattina ti svegli e vedi nel bagno il suo spazzolino, e ti viene un sorriso di orgoglio. E succede che pensi a lei anche quando dormi.

Succede che tutto il tuo mondo sembra fatto appositamente per lei e te assieme. E che non ci sia bisogno di domandare o di adattarsi, perché tutto tra di voi è naturale. Succede che ti rendi conto che la distanza in fondo è solo una condizione ma non un ostacolo, e pensi ingenuamente che le autostrade e le ferrovie siano state messe li apposta per agevolare i vostri incontri.

Succede che per la prima volta in vita tua, ti senta parte di un organismo che ha una forma, una dinamica ed un equilibrio perfetto. Qualcuno lo chiama amore. Ma non provi amore per l’aria nei tuoi polmoni, o per il sangue che ti scorre nelle vene. Tutte queste cose, semplicemente ti mantengono in vita.

Succede all’improvviso, alle persone predestinate o fortunate.

A me è successo. Quando meno me lo aspettavo.

Oggi, 7 Marzo 2012, il gruppo di hackers Anonymous ha messo sotto attacco il sito del Vaticano, uno dei siti più “sicuri” al mondo. Ed hanno vinto. Invece della solita pagina, si poteva leggere quanti di seguito riporto:

  1. Giorno a voi Vatican.va
  2. Oggi Anonymous ha deciso di porre sotto assedio il vostro sito in risposta alle dottrine,alle liturgie ed ai precetti assurdi ed anacronistici che la vostra organizzazione a scopo di lucro(chiesa apostolica romana) propaga e diffonde nel mondo intero.
  3. Avete bruciato testi di immenso pregio storico e letterario,avete barbaramente giustiziato i vostri più accaniti detrattori e critici nel corso dei secoli,avete negato teorie universalmente ritenute valide o plausibili;avete indotto sprovveduti a pagare per ottenere l’accesso al paradiso con la vendita di indulgenze.
  4. Vi siete resi responsabili della riduazione in schiavitù di intere popolazioni,usando come pretesto la vostra missione di evangelizzazione e la diffusione della fede cristiana nel mondo.
  5. In tempi più recenti avete avuto un ruolo significativo nell’aiutare criminali di guerra nazisti a trovare rifugio in paesi esteri ed a sottrarsi alla giustizia internazionale.
  6. Permettete che quotidianamente molti degli appartenti al clero si rendano responsabili di molestie verso bambini,coprendoli se i fatti divengono di dominio pubblico.
  7. L’italia deve tollerare quotidianamente le vostre ingerenze nella vita pubblica politica e sociale e tutti i danni che ciò comporta.
  8. Avete immobili ed attività commerciali per il valore di miliardi di euro,sui quali avete fortissime agevolazioni fiscali.
  9. Vi ostinate a decretare,pratiche ed oggetti frutto del progresso come il preservativo o l’aborto clinico come piaghe da eradicare.
  10. Siete retrogadi,uno degli ultimi baluardi di un epoca forunatamente passata,e destinata anon ripetersi.
  11. Ci auguriamo vivamente che i Patti Lateranensi vengano infine in un futuro prossimo rivisti e che veniate relegati a ciò che siete…una reliquia dei tempi che furono.
  12. Questo attacco NON è inteso vero la religione cristiana ed i fedeli in tutto il mondo,bensì verso la corrotta Chiesa Romana Apostolica e tutte le sue emanazioni
Un solo commento. MERAVIGLIOSI.

“Questo Monti non ci fa campare. Ci toglie il pane di bocca. Come si farà ad andare avanti non lo so”, disse l’italiano parlando nel suo iPhone 4s, riponendo il suo iPad2 nella apposita cover di pelle di coccodrillo di Gucci e scendendo dalla Mini Cooper full optional, poggiando a terra la scarpa di Prada e lasciando intravedere il calzino multicolor di Gaultier perfettamente abbinato al pantalone di Cavalli, al maglioncino Fred Perry e alla camicia di Valentino, alla giacca di Corneliani e agli occhiali D&G, controllando l’ora sul Rolex, prima di dirigersi al Lounge Bar in centro per fare l’Happy Hour.

Cerchiamo di dimostrare una volta per tutte che Babbo Natale non esiste. Vediamo una per una le incongruenze sulla sua figura.

LE RENNE VOLANTI

Iniziando dal mezzo di trasporto, nessuna specie conosciuta di renna può volare. Ci sono però 300.000 specie di organismi viventi animali ancora da classificare; anche se la maggioranza di questi organismi è rappresentata da insetti e germi, questo non esclude completamente l’esistenza di renne volanti conosciute solamente da Babbo Natale.

CARICO DI LAVORO E VELOCITA’ RELATIVA

Ci sono due miliardi di bambini al mondo. Dato però che Babbo Natale non sembra trattare – a parere di alcuni – con bambini musulmani, indù, buddisti, ed ebrei, il carico di lavoro effettivo si riduce al 15% del totale, cioè circa 300 milioni. Con una media di 3,5 bambini per famiglia, si ha un totale di 85,7 milioni di locazioni – presumendo che ci sia almeno un bambino buono per famiglia.
Babbo Natale ha 31 ore lavorative, grazie ai fusi orari e alla rotazione della Terra, assumendo che sia abbastanza scaltro da viaggiare da Est verso Ovest. Questo porta a un calcolo di 822,6 visite per secondo, il che significa che, per ogni famiglia cristiana con almeno un bambino buono, Babbo Natale ha circa 1,3 millesimi di secondo per:

  • Trovare parcheggio (vabbè, questo è semplice: può parcheggiare sul tetto della casa e non ha pertanto problemi di divieti di sosta);
  • Saltare giù dalla slitta;
  • Scendere dal camino;
  • Sistemare i doni sotto l’albero di Natale;
  • Mangiare ciò che i bambini mettono a sua disposizione (o almeno portarselo via: d’altra parte, è pur vero che non sembra in gran forma fisica, quindi probabilmente si ferma anche a mangiare);
  • Risalire dal camino;
  • Saltare sulla slitta;
  • Decollare per la successiva destinazione;
  • Raggiungere la successiva destinazione.

Assumendo che le abitazioni siano distribuite uniformemente su una superficie quadrata pari al 5% delle terre emerse (questo per tener conto della distribuzione non uniforme dei bambini buoni), abbiamo una distanza media di circa 300 metri e un percorso totale di quasi 30 milioni di Km. Questo implica che la slitta di Babbo Natale viaggia a circa 270 Km/s, a quasi 800 volte la velocità del suono. Per comparazione, la sonda spaziale Ulisse (l’oggetto più veloce creato finora dall’uomo) viaggia appena a 43,84 Km/sec, e una renna media – non volante – a circa 0,0083 Km/s (30 km/h).

MASSA DEI REGALI

Il carico della slitta aggiunge un altro interessante elemento: assumendo che ogni bambino riceva una scatola media di Lego (del peso di circa 1 Kg), la slitta porta circa 85.700 tonnellate, escludendo Babbo Natale (notoriamente sovrappeso, ma la cui massa può essere trascurata nel nostro calcolo). Sulla Terra, una renna può esercitare una forza di trazione di circa 150 Kg. Anche assumendo che una “renna volante” possa trainare 10 volte tanto, non è possibile muovere quella slitta con 8 o 9 renne: ne serviranno circa 57.000. Questo porta il peso complessivo, contando anche la slitta, sopra le 97.000 tonnellate. Per avere un confronto, il transatlantico Queen Elizabeth II ha una stazza di 71.500 tonnellate. Sicuramente, quasi 100.000 tonnellate che viaggiano alla velocità di 270 Km/s generano un’enorme resistenza (oltre che un’immensa onda d’urto in grado di risucchiare verso sé alberi, edifici e bambini cattivi). Questa resistenza riscalderà le renne allo stesso modo di un’astronave che rientra nell’atmosfera. Il paio di renne di testa assorbirà 2,7 quintilioni di Joule per secondo. In breve si vaporizzerà quasi istantaneamente, esponendo il secondo paio di renne e creando assordanti onde d’urto (bang) soniche. L’intero team verrebbe vaporizzato entro 3,5 centesimi di secondo: essendo però quello un tempo superiore a quello medio di volo, e immaginando comunque che renne e Babbo Natale possiedano tute anti-G, possiamo supporre che la completa distruzione avverrà dopo un certo numero di visite.

CONCLUSIONE

Babbo Natale forse c’era, ma ora è sicuramente morto.

[Da Internet]

L’aria è quella che si respira ad ogni fine di stagione. Piano piano, tutte le luci di questo circo si stanno spegnendo, gli inservienti richiudono gli animali nelle gabbie, clown, ballerini e saltimbanchi tornano per l’ultima volta nei loro camerini. E il Buffone capocomico, il Nano Clown, colui che con i suoi frizzi e lazzi ha caratterizzato l’intera stagione di questo circo, mestamente si toglierà i chili di trucco e di cerone. L’atmosfera è mesta, il sentimento è “doveva succedere prima o poi. Ora smontiamo tutto e via veloci!”.

Gli spettatori, usciranno dal tendone felici e contenti. Per tanto tempo sono stati rapiti, ipnotizzati da quella girandola di colori, dai giocolieri che roteavano birilli, da procaci ballerine con tette e cosce al vento, dai voli dei trapezisti che ti fanno guardare in alto. E così, mentre si incammineranno a casa, scopriranno che fuori dal circo qualcosa è cambiato. Non troveranno più la macchina, ma sarà un danno relativo, perché la benzina e le assicurazioni nel frttempo sono aumentati al livello che sarebbero stati costretti a venderla, l’auto. E quando arriveranno a casa scopriranno che è stata messa all’asta dalla banca. Quando andranno a fare la spesa, scopriranno che in tasca hanno solo pezzettini di carta di nessun valore, perché oramai i prezzi sono talmente alti che non ti puoi permettere neanche un pezzo di pane. La mattina, quando torneranno al lavoro, verranno fermati sulla porta e gli chiederanno: “lavoro? perché, lei lavorava quà?”.

Perché il circo è finito, e quando esci dal tendone, trovi il mondo reale.

Oggi ho deciso di farmi un po di nemici, come quando si va a sfrucugliare in un nugolo di fondamentalisti. Quello che vado di seguito ad elencare, non è una dichiarazione di guerra ad una azienda o al suo fondatore. Quello che vorrei spiegare è, in estrema sintesi, che Steve Jobs non ha inventato una benemerita cippa. A sentire i “vati” della informazione, sembra che il povero Steve abbia inventato tutto lui: i computer, i telefoni, la musica.. La buonanima, ha fatto fondamentalmente due cose: prendere qualcosa che già esisteva, metterci una mela, pubblicizzarlo in maniera tale che tutti non ne potessero fare a meno, venderlo a 3 volte il prezzo degli oggetti equivalenti (leggasi: status symbol) grazie alla potenza economica di cui disponeva. E’ stato un genio, è vero: uno dei più grossi venditori mai esistiti. Uno che ancora oggi riesce a vendere un telefono facendo leva sul fatto che “si può attaccare alla TV per vederci le foto”.

Se qualcuno dicesse che Enzo Ferrari è stato il Leonardo da Vinci del 20° secolo, perché ha inventato l’automobile, la ruota, il motore a scoppio, il cacciavite, i bulloni, le chiavi a brugola, la benzina, i sedili, l’aria condizionata, l’autoradio, il tubo di scappamento, i finestrini, l’asfalto, l’ACi, il carroattrezzi, la pompa da bicicletta e il guardrail, vi mettereste a ridere. Ecco, facciamoci queste quattro risate.

Vediamo quello che avrebbe inventato il buon vecchio Steve, e come sono andate invece le cose.

PRIMO TELEFONO TOUCH SCREEN

Apple iPhone: 2007
Bellsouth IBM Simon: 1992, in commercio nel 1994

 

 

PRIMO PERSONAL COMPUTER

Apple I: 1976
Micral N: 1972
MITS Altair 8800: 1974
Sphere 1: 1975

 

PRIMO SISTEMA OPERATIVO “INTUITIVO” A ICONE E FINESTRE

Apple MacOS: 1984
Xerox Alto: 1972
Xerox Star: 1981

 

 

PRIMO RIPRODUTTORE MUSICALE IN FORMATO ELETTRONICO

Apple iPod: Ottobre 2001
MPMan F10: Marzo 1998
PMP300 : Settembre 1998

 

 

PRIMO VIDEOTELEFONO

Apple iPhone 4: 2010
Nokia 6630: 2004
NEC E303: 2004

 

 

CLOUD COMPUTING

Apple iCloud: 2011
GoogleDocs: 2006
Ubuntu One: 2009
Nuvola Italiana: 2010

 

TABLET 

Apple iPad: 2010
Microsoft TabletPC: 2000

 

 

 

Aprite gli occhi, cazzo, siete proprio Italiani. Metalmeccanici addetti all’altoforno che guadagnano 1000 euro al mese, che non sanno neanche usare il telecomando per cambiare canale nella TV che improvvisamente corrono nei negozi per comprare l’iPhone “perché ha il display Retina e l’iCloud, mica seghe”, genitori che DEVONO comprare l’iPad ai figli 12enni perché così quando vogliono vedere le foto basta picchiettare sul vetro 2 volte che (miracolo!) le foto si spargono per tutto lo schermo!!!!

Poi uno si chiede come mai ci prendono per il culo anche i pastori del Kirghijistan…

Che paese di merda il nostro. Un paese in cui una persona deve mendicare per avere quello che gli dovrebbe spettare di diritto: la speranza di un futuro diverso. Mi sveglio alle tre di notte, tanto non ho lavoro, posso permettermi di riposare più tardi. Mi aspetta una altra giornata in fila, davanti a quello sportello. Prendo l’autobus, perché l’automobile è un lontano ricordo: dopo tre anni di disoccupazione e precariato, è la prima cosa che se ne va. Ed eccomi qui, sul 38 barrato in direzione del centro, circondato da extracomunitari, neocomunitari, operai. Si sta bene, in fondo, al calduccio: se penso che da quando scenderò da qui, dovrò stare in piedi per ore e ore, forse fino a sera.

Mi incammino verso lo sportello, ho con me tutti i documenti: il codice fiscale sbiadito, la patente, le ultime buste paga. Chissà che non servano. E mi metto in fila. Davanti a me centinaia, forse migliaia di disperati come me, che si sentono defraudati dei loro più elementari diritti. E stiamo qui, a mendicare un posto nell’olimpo degli eletti a quell’impiegatuccio con gli occhiali, che prenderà sicuramente un sacco di soldi al mese, più tredicesima.

Dura la vita. Ma noi attendiamo con fiducia. Si riesce quasi a fare amicizia con gli altri desperados. Si fanno piccole gare: “io non ce l’ho più da sette mesi, non so come fare a dirlo alla mia famiglia. Così vengo qui tutti i giorni, sperando di trovare qualcosa, anche il più umile”. “Eh io è più di un anno. Mio figlio mi odia, dice che sono un fallito. I suoi compagni di scuola lo prendono per il culo… “. E’ dura la vita. C’è chi non ha i soldi per pagare il mutuo e tra poco gli porteranno via la casa, chi oramai l’ha persa da tempo ed è tornato a vivere coi genitori. A 46 anni…

Speriamo che sia la volta buona, e che quell’impiegatuccio ci dia una speranza, oggi. Non chiedo tanto: una speranza per il futuro.

Sono oramai sette ore che sto in piedi, in fila. Mi chiedo se certe cose negli altri paesi d’Europa succedano o se sono più fortunati. Certo vorrei vedere se ci sono file come queste davanti ad uno sportello in Germania o in Francia. Che paese di merda! Vedo persone che escono dall’ufficio con una serie di fogli in mano, chissà se ci sono riusciti. Forse sono stati fortunati.

Piano piano mi avvicino. Ancora una oretta e forse toccherà a me. L’impiegatuccio è sempre li, indaffarato, alle prese con noi disperati che andiamo a mendicare quello che dovrebbe spettarci di diritto. Lo invidio però. Ha un posto di lavoro, a fine turno stacca e torna a casa… Mica come noi…

Dai, ancora una ventina di persone, ma manca meno di mezzora alla chiusura…

Dieci persone…

Tre persone, ci sono, cazzo! Finalmente tra poco tocca a me…

Ho tutto: documento, codice fiscale, buste paga, contributi versati.. Sono in quella lista da troppo ormai…

“Buongiorno, mi dica.” Gli espongo le mie esigenze, con fierezza. L’impiegato mi gela. “Mi spiace, non abbiamo niente di quello che sta cercando.”

Rimango basito, inerme. Tutto il mio mondo sta crollando. Dovrò tornare a casa senza avere neanche un minimo di speranza, un minimo di futuro tra le mie mani.

Con che faccia guarderò mia moglie? E mio figlio, avrà sempre quello sguardo del tipo “papà, sei un fallito…”.

Che paese di merda è questo, dove un diritto inalienabile per ogni essere umano viene calpestato in una maniera così indegna?

Che paese di merda è questo,dove uno deve aspettare mesi e mesi per avere un iPhone 4S ?