Faceva freddo, quella mattina di Gennaio. Erano le quattro di mattina, ed il termometro, sul cruscotto in radica della Jaguar segnava meno 3 gradi. Uffa, pensò l’occupante, tra poco dovrò scendere e beccarmi una bella dose di freddo… Parcheggiò il lussuoso mezzo in un parcheggio per VIP, 20.000 l’ora, guardato a vista dal corpo di viglianza privato.

Scherzi di Passaporto...

Abbandonato il sedile in pelle riscaldato, prese dalla poltrona posteriore la valigetta ventiquattrore e si incamminò verso il vicino palazzo della Questura. “Andiamo a sbrigare questa formalità”, pensò fra se e se. “Certo, a quest’ora di mattina però… forse è per non dare nell’occhio”.

Arrivato davanti all’entrata della questura, passò a fianco di una fila di alcune centinaia di persone che già aspettavano al gelo davanti ad uno dei portoni di legno. Guardando quei visi che lo fissavano, si sentì un poco in colpa, lui con quei vestiti firmati addosso, il cappotto di cachemire e le scarpe che da sole costavano come un’intero anno di lavoro (a nero) di uno solo di quei disgraziati in fila. Ma in fondo che cosa c’era da sentirsi in colpa? Quei soldi lui se li guadagnava sudando dalla mattina alla sera, lavorando anche la domenica, anzi specialmente la domenica, quando quegli altri se ne stanno tranquilli a casa o a bighellonare per i parchi pubblici. Arrivato davanti alla portineria, con la ventiquattrore in mano legata con la catenella, si sentì al sicuro. Premette il bottone dell’interfono. Una voce, sonnolenta di là dal vetro rispose: “Diga?”[1]. “Buongiorno, esimio tutore dell’ordine pubblico,” esordì “Sono stato convocato per depositare alcuni documenti inerenti la pratica per la regolarizzazione del mio soggiorno in codesto Paese. Gradirei sapere ove posso recarmi per chiudere la pratica”. “Goome?”[2]. “Dicevo, che dovrei presentare dei documenti inerenti la mia permanenza in Italia… Il Passaporto, capisce?” “Aaaah, e che minghia, subbito lo potevi ddire, no? Signorino, per il passapotto la fila devi fare, come tutti gli attri!”[3]. “La fila?” si voltò e vide le decine e decine di visi asiatici, africani ed est-europei che lo fissavano… “Vede, lei forse non sa chi sono io… Io ho bisogno di consegnare questi fogli immediatamente! Io sono..” “Uè, picciotto, che facciamo alziamo la voce, ah? Vuoi che ti perquisisco subbito? Vuoi che apra quella valiggetta per vedere cosa salta fuori? Ah?” “Guardi, c’è un malinteso…” “Te lo do io il malinteso, faccia da cinese! Mettiti in fila con quelli della tua specie, vai! Ha pottato pure il vestito della comunione! Vai in fila, vai che ti prendono il posto!”

Pieno di collera ma fermamente deciso a fargliela pagare, tornò indietro e si mise in coda con tutti gli altri. “Vedi che figura che gli faccio fare coi suoi superiori, quando entro la dentro… Lui non sa chi sono io…”. Guardò il suo Rolex Daytona Acciaio e Oro e scoprì che erano appena le quattro e quaranta di mattina.

Alle due e sedici del pomeriggio, finalmente entrò negli uffici. Esausto per l’attesa, entrò nella stanzetta, si tolse il cappotto e lo mise nell’attaccapanni. Poi si mise a sedere davanti al poliziotto di turno. “Senta, agente, vorrei far presente una situazione alquanto spiacevole che mi è occorsa qualche ora fa…” “Nomo e Gognomo.”[4] “Dicevo, avrei da fare una rimostranza…” “Uè, faccia da cinese, ho ghiesto nomo e gognomo!” “E va bene. Mi chiamo Alvaro Recoba sicuramente avrà sentito parlare di me” “Selenzio! Qui le ddomande le faccio io, chiaro? Allora, Reggobba Alvaro.” disse scrivendo con calligrafia da prima elementare nel modulo statale pluritimbrato. “Che lavoro fai qua in Italia? Lavi i vetri anghe te ai semafori ah?” “Veramente sarei un calciatore” “Ah, minghia, gioca a pallone il signorino! Ma un lavoro serio non ce l’hai? Che fai il lavapiatti, il cuoco? Chi ti ha fatto venire qui in Italia?” “Il Signor Moratti in persona, sono un calciatore dell’Inter!!!! Conosce l’Internazionale?” “L’Internazionale? Minghia pure comunista sei ah? Siamo messi male, faccia da cinese, te lo digo io! Paese di provenienza? Cina, Vietnam, da dove sbughi fuori, Mao Tze Tung, ah?” “Veramente sono Uruguagio” “E che è una malattia?” “No vuol dire che vengo dall’ Uruguay, Sud America”. “Ah, bene, vieni dal sudamerica con una valiggetta in mano eh? Che ci porti la dentro la ddroga eh?” “Ma come si permette, sono una persona seria, io! Mi faccia parlare con un suo superiore!” “Uè che facciamo ci scaldiamo? Abbiamo la coda di paglia ah? Brigadiere Esposito, porti di là il signorino, oops, chiedo peddono, il Signor Calciatore, e gli faccia una bbella perquisizione, che per me qualcosa ci nascose!” Tralasciamo la cronaca della mezz’ora successiva. La perquisizione ebbe luogo e fu molto, molto approfondita… Per ulteriori accertamenti, fu deciso di fermarlo e lasciarlo a disposizione della magistratura. Le accuse erano: importazione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione di automobile di lusso ed abiti rubati, contrabbando, sfruttamento della prostituzione (infatti gli fu trovata una agenda con decine di nomi di donne) e, dulcis in fundo, era pure clandestino. Dopo due giorni di camera di isolamento fu tradotto al carcere milanese di San Vittore, dove tuttora è detenuto in attesa di giudizio. L’udienza preliminare è stata fissata per il Giugno 2002. La domenica successiva, la Gazzetta dello Sport titolava: “Inter in campo senza Recoba, che risente ancora di una fastidiosa pubalgia ed ha preferito non unirsi alla squadra. Al suo posto, in campo Vieri.”

Poi all’improvviso mi sono svegliato… Era stato solo un sogno, ma era stato incredibilmente reale. Mi sono vestito, sono uscito per andare al lavoro e passando davanti alla questura ho dato un’occhiata alla ennesima fila di decine di persone in attesa del loro turno. Poi, mi sono fermato a comprare il giornale in edicola. Che scemo, ho pensato, domenica prossima L’Inter gioca con la Lazio! Per poco non me ne dimenticavo! Meno male che hanno chiuso alla svelta la questione dei passaporti: ho pagato un milione e mezzo di abbonamento al satellite per vedere le partite e chi mi ci mettono in campo, i bambini?

Eh si, a volte basta una buona notizia per iniziare bene la giornata.


[1]     Traduzione: “Dica?”.

[2]     Trad. “Come?”. E’ intuibile che l’interlocutore non è molto avvezzo all’uso della Lingua Italiana.

[3]     Da leggersi con una forte cadenza Siciliana, possibilmente dell’entroterra di Enna.

[4]     Trad. Nome e Cognome, per i non poliglotti. Trattasi di concittadino del precedente.