Le televisioni del Presidente del Consiglio Trallazzoni cominciarono ben presto a martellare l’opinione pubblica. Fiutato l’affare, bisognava fare presto: il paese necessitava di una spinta innovatrice, maggiore energia a minor costo eccetera eccetera. In parole povere, qui c’è da mangiarci un bel po, vediamo di sbrigarci!

Il sito dove costruire la prima centrale nucleare fu trovato non senza difficoltà. Il presidente della Regione, quello della provincia, il Sindaco del comune prescelto, dopo le forti perplessità iniziali, sposarono con slancio la causa (il presidente di Regione adesso è Ministro dei rapporti con la Lapponia, quello della Provincia è sottosegretario alla coltivazione di colza con delega ai leguminacei ed il Sindaco, elettricista, è Rettore della Facoltà di Medicina della capitale). L’appalto per la costruzione della centrale se lo aggiudicò la Zamborlini S.p.A. con sede in Lussemburgo, impresa di proprietà del figlio Ministro dell’Industria, il milanese Zamborlini. Tra i requisiti richiesti, fecero all’inizio scalpore la necessità che il proprietario della ditta avesse il cognome che inizia per “Z” e l’origine lombarda della famiglia dello stesso. L’opposizione, finalmente compatta, gridò allo scandalo, ma solo fino all’ora di pranzo.

Tutti gli appalti furono assegnati in tempi brevissimi. L’appalto per la pulizia dei posacenere degli impiegati fu assegnato (30 milioni di euro annui) alla PuliNord della sorella del Ministro Fantucci,  quello per la manutenzione del giardino (75 milioni di euro annui) alla GiardiNord del figlio del Senatore Strozzavacca, i rifornimenti di bibite nelle macchinette automatiche (178 milioni di euro annui) alla SucchiaNord, ditta del figlio illegittimo della terza moglie del Ministro della Famiglia Santospirito.

Ed i lavori poterono iniziare.

La sfortuna, come spesso accade nelle grandi opere nel nostro paese, si accanì fin da subito. I lavori iniziarono e le ruspe partirono. Ma non appena la Zamborlini S.p.A. ottenne il primo pagamento (900 milioni di euro), purtroppo fallì. Si sa, il gasolio costa tantissimo le ruspe consumano molto…

Il secondo appalto fu vinto dalla Zamborlini Due S.p.A., con sede in Liechtenstein. L’opposizione scese in piazza unita gridando allo scandalo. Ma solo fino all’ora di pranzo.

Finalmente i lavori iniziarono, anche se all’inizio ci furono delle oggettive difficoltà: i progetti erano scritti in lingua Italiana, e la manodopera altamente specializzata (proveniente dai Centri di permanenza temporanea) parlava solo Pakistano, Tunisino, Libico. Gli ambientalisti cominciarono subito a denunciare le prime stranezze: i camion portavano all’interno del cantiere, invece di cemento ed acciaio, grandi quantità di cartongesso, polistirolo ed elastici. Ma dopo un colloquio chiarificatore con gli esponenti del governo, fu lo stesso portavoce degli ambientalisti a calmare gli animi. Poche ore prima di essere nominato direttore dell’ENEL.

La centrale fu pronta a tempo di record: invece dei dieci anni previsti ce ne impiegarono venti, e costò 14 volte l’importo previsto, ma venne fuori un vero gioiellino.

Alla cerimonia di inaugurazione, il governo al gran completo, le autorità, e la diretta TV a reti unificate. Gran discorso del Direttore della centrale, Salvatore Scognamiglio (solo casualmente figlio di Ciro Scognamiglio, il Ministro delle Telecomunicazioni), brillantemente promosso dopo aver condotto con successo la avviata Autofficina “Sport Racing” di Crotone. Presente alla inaugurazione anche il presidente Trallazzoni, 92 anni ma splendidamente portati, affiancato dalla compagna Ludmilla Pompashenko (19 anni a Luglio). Un attimo di imbarazzo quando la bottiglia di Champagne fatta partire da Miss Padania, Oana Petrescu, colpì la parete di uno dei Reattori: invece di rompersi, la bottiglia tirò giù un pannello di un materiale innovativo altamente tecnologico di rivestimento (a dire il vero ai presenti sembrò legno compensato).

Nei primi mesi di funzionamento, non si verificarono grossi problemi. Solo delle insignificanti fughe di liquido di raffreddamento, scarsamente radioattivo, le quali causarono l’ebollizione del fiume Ronzo e del lago Marzemino. Ma il governo pose subito in atto le contromosse: innalzarono per legge i livelli di tollerabilità alle radiazioni, e le TV del Presidente del Consiglio pubblicizzarono i benefici delle acque termali del lago Marzemino stesso. Quando cominciarono a nascere i primi bambini con due nasi, il TG1 inviò una troupe per dimostrare che l’aria nella zona era talmente salubre che la natura volle in tal modo aumentare l’areazione polmonare. La opposizione, indignata dagli avvenimenti, scese in piazza protestando unita, ma solo fino all’ora di pranzo.

La centrale si dimostrò subito all’altezza, e le soluzioni tecnologiche confermarono la sicurezza dell’energia nucleare. Anche le scorie venivano smaltite secondo i più severi standard internazionali (arrivo di un autoarticolato Iveco targato Caserta durante la notte, carico di bidoni e barre radioattive esauste, sua copertura con un telone, ripartenza del convoglio col saluto “uè dottò, ci pensamm’ noi…” e strizzata d’occhio).

Il fattaccio successe di notte. L’addetto alla sicurezza della centrale era impegnato in una mano di Texas Hold’em su internet,  e non si accorse che il sasso che aveva messo sopra al bottone che doveva premere ogni 2 minuti si era spostato. La temperatura dell’acqua nel reattore aumentò a dismisura, le valvole di sicurezza si aprirono ed il nocciolo radioattivo rimase scoperto. L’allarme non suonò, perché la ditta che si era aggiudicata l’appalto per la manutenzione delle sirene (90 milioni annui), la SireNord di proprietà del nipote del sottosegretario Ballanzani, purtroppo era fallita 8 anni prima e dagli altoparlanti fuoriuscivano solo i ragni. Si accorsero che qualcosa non andava quando le pareti di cartongesso del reattore crollarono e le protezioni (in polistirolo espanso) vaporizzarono in un attimo. L’addetto alla sicurezza, prese il megafono d’ordinanza e cominciò a correre per i corridoi urlando “viaaaaaaaa! fuoriiiiiiiii”, e presto la centrale fu evacuata dalle 150 persone che ci lavoravano attivamente. Le altre 14000 persone che figuravano a libro paga (i parenti fino alla terza generazione di tutti i deputati e senatori, le loro amanti, i figli delle loro amanti inclusi), si ritrovarono improvvisamente senza lavoro.

Fu deciso di minimizzare l’accaduto per non creare allarmismi: i TG del Presidente del Consiglio, ed giornali del Presidente del Consiglio annunciarono che la Centrale sarebbe stata fermata per dei semplicissimi controlli di routine. Le nuvole di vapore radioattivo ben presto raggiunsero l’intera Europa e causarono negli anni successivi morti e malformazioni. Ma in Italia di tutto questo non si seppe niente: le TV del Presidente del Consiglio ed i suoi giornali trasmettevano, almeno per i sopravvissuti, il Grande Fratello, il Campionato di Calcio, sceneggiati sulla vita di Padre Pino, tette, culi, cosce a profusione: non c’era posto per certe notizie faziose messe sicuramente in giro dalla opposizione.

E l’opposizione, compatta, volle scendere in campo per l’ultima volta, almeno fino all’ora di pranzo: ma non trovò nessuno da portare in piazza. Erano tutti morti.

Faccio una premessa. Su Wikipedia, alla voce “Dittatura” si legge:

La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo stato.
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l’autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata il contrario della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e senza violenza (valga l’esempio di Adolf Hitler, eletto dal Popolo Tedesco). La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica – per esempio dopo una guerra – sociali – lotte di classi – politiche – instabilità del regime precedentemente esistente.

Fin troppo facile fare delle similitudini con la situazione politica nel nostro paese. Il potere è concentrato nelle mani di un solo uomo che possiede e comanda un impero finanziario, e grazie al quale riesce a condizionare la vita di ogni singolo cittadino, ed ogni cittadino contribuisce ad alimentare questo impero usufruendo dei servizi che tale personaggio propina.

In qualsiasi paese civile o da poco civilizzato, tali accentramenti di potere sarebbero impensabili. Da noi non solo è tollerato, ma sostenuto da quei pilastri che pur di prosperare, accettano qualsiasi tipo di connivenza. Ci siamo mai chiesti perché nel nostro paese non è mai stato possibile fare una vera riforma in nessuno dei settori chiave per lo sviluppo e l’ammodernamento di un paese? Molto semplice. Clientelismo.

Facciamoci aiutare ancora una volta da Wikipedia:

Con il termine clientelismo – o semplicemente clientela – si indica la pratica disonesta per cui personaggi influenti o individui inseriti nelle amministrazioni pubbliche instaurano un sistema di favoritismi e scambi (fondato sull’assegnazione arbitraria di risorse, prebende, benefici o posti di prestigio nel panorama politico-sociale) con chi non avrebbe alcun titolo per godere di tali favori.

Tutto chiaro adesso? Entriamo nel dettaglio. Un paese, per rimanere al passo con i tempi

deve periodicamente modificare i propri sistemi di funzionamento (scusate il linguaggio poco tecnico), e i metodi per reperire le risorse vitali per il miglior funzionamento della macchina statale. In parole povere: Lo stato deve dare il miglior servizio possibile ai cittadini, i quali pagano tale servizio con le tasse. Pertanto la sanità, l’istruzione, il mondo del lavoro e la previdenza sociale, l’economia, le telecomunicazioni, le fonti energetiche, per citare alcuni aspetti, dovrebbero via via evolversi per dare il miglior servizio al paese.

In Italia non si può.

L’Italia è ostaggio della propria classe politica, ricattata o connivente con i poteri di cui sopra. Il meccanismo è molto semplice: voi politici mantenete lo “status quo”, noi vi garantiamo il vostro posto di lavoro così ben remunerato.

Questi poteri forti sono talmente radicati da essere diffusi in maniera piramidale in tutto il territorio: non si può fare la riforma del mondo del lavoro perché gli industriali si opporrebbero al punto da non garantirti la rielezione a capo del Governo. Non puoi dare un giro di vite agli appalti per il trasporto pubblico locale altrimenti ti sei giocato il posto di Presidente di Regione. Non puoi fare un piano regolatore che non piaccia al signorotto del paese, altrimenti non verrai mai eletto Sindaco. Questa è la realtà Italiana.

Ma il più pericoloso degli enti che impedisce una crescita scientifica, sociale e culturale del nostro paese è, neanche a dirlo, il Vaticano. Tutti i politici (e non solo) sono soggiogati dal potere del clero. Non per timor di Dio, badate bene. Ma per il potere che tale setta ha nel mondo intero. Il Vaticano riesce, tramite il più bieco ricatto psicologico, a piegare le volontà di interi stati ai propri voleri. In Italia ha boicottato un referendum sulla fecondazione assistita e sulla diagnosi dell’embrione. Se Mengele fosse ancora vivo si congratulerebbe con questi personaggi che vanno in giro vestiti con delle lunghe tonache e catene d’oro predicando la povertà.

In nome di Dio si può fermare qualsiasi innovazione o ricerca. Se non sei in sintonia col Vaticano non hai alcuna possibilità di essere eletto o rieletto. E una volta sulla poltrona, ricordati chi ti ci ha portato, recita una ave maria e agisci da buon cattolico. Avrai la salvezza dell’anima nell’altro mondo, la garanzia della poltrona in questo mondo.

Follia. Ho visto il mio paese in 20 anni scivolare nel baratro.

Ho visto un paese , tra gli 8 più industrializzati al mondo, prendere decisioni vitali per la società, l’istruzione e la salute pubblica seguendo dogmi imposti da una setta religiosa che ha deciso che il mondo deve vivere secondo leggende palestinesi di 3000 anni fa.

Ho visto gli Italiani essere ipnotizzati dalle TV al punto da essere convinti che la verità non è quella del mondo che li circonda ma quella vista e raccontata in TV.

Ho visto miei connazionali, davanti ai peggiori soprusi, dire “va beh, tanto, che vuoi che sia”.

E quello che è peggio è che non riesco ad intravedere alcuna via d’uscita.

L’Italia avrebbe bisogno di una ricostruzione morale e civile, a cui seguirebbe necessariamente un rinnovamento della classe dirigente .

Questa ricostruzione dovrebbe partire dal basso, dalle persone comuni come è successo più volte nella storia, e come sta succedendo in paesi a noi geograficamente vicini in questi giorni. Ma c’è una differenza fondamentale: che nel nostro paese non esiste un popolo in grado, da solo, di prendere le redini del proprio destino e portarlo a compimento. L’Italiano è assuefatto al giogo dopo venti anni di “panem et circenses”: nel caso si dovesse svegliare dal torpore, ci vuole poco a far tornare la calma, basta una partita di calcio in TV o un bel gossip su una attrice dai facili costumi. Se scende in piazza è solo per il calcio. Se si osa criticare uno dei poteri forti, o un esponente del Governo, parte subito la macchina della controffensiva: tutti i mezzi a disposizione del premier si concentrano come un laser su colui che si è macchiato di lesa maestà, con un trattamento simile a quello che Mussolini riservò a Giacomo Matteotti, finché tale personaggio non viene spazzato via da gossip e infamie che sono trasmesse dalla TV pertanto risultano vere ed attendibili.

Fatte queste premesse, io mi chiedo: può l’Europa tollerare che un paese membro dell’Unione versi in queste condizioni? Che sicurezza può dare un paese il cui premier ha come più stretti alleati Gheddafi, Putin, Lukashenko, Ben Alì, Mubarak, Mugabe ? Un uomo dichiaratamente sceso in politica per non finire in galera, e che da 17 anni sta distruggendo uno stato creando leggi che lo tengano al riparo dalla giustizia. Molti interventi dell’ONU sono stati pianificati in situazioni simili.

Da cittadino Italiano ed Europeo mi faccio una domanda. Perché non chiediamo aiuto all’ONU? Non è possibile far “commissariare” uno stato?

Preso atto della situazione esistente, la soluzione più difficile ma anche l’unica che potrebbe democraticamente rimettere in piedi il nostro paese sarebbe quella di un intervento diretto dell’Europa o dell’ONU. Il mio sogno sarebbe un organismo internazionale che prenda in mano la situazione nel nostro paese per portarlo fuori dal baratro. Azzeramento della classe politica, attuale scioglimento delle Camere e del Governo. Insediamento di un “Governo tecnico di transizione”, che nell’arco di tempo di una legislatura (5 anni), si occupi della ricostruzione del paese. I commissari (ministri) dovranno necessariamente essere stranieri: in questo modo non saranno ricattabili con la promessa della rielezione e non saranno influenzati dai poteri forti che si opporranno strenuamente al cambiamento. Inoltre, la cosa è ovvia, dovranno essere dei tecnici e prendere le redini del settore di loro competenza. Un economista all’economia, un giuslavorista al Welfare e così via (solo noi abbiamo un premier pluriindagato che ha il potere di riformare la giustizia!). Contemporaneamente, questo Governo avrebbe il compito di formare la nuova classe politica Italiana, quella che dovrebbe insediarsi alla fine della legislatura transitoria, scegliendo sul territorio i migliori soggetti (ovviamente incensurati). Qualcuno parlava di “Miracolo Italiano”. Questo sarebbe il modo per vederlo applicato.

Ci sarebbero dei terremoti inenarrabili! Quanti privilegi verrebbero spazzati via! Immaginate una riforma della sanità che preveda l’arresto e la radiazione per i medici obiettori di coscienza che non vogliono praticare l’aborto! Una scuola pubblica potenziata e funzionante, togliendo risorse alle scuole cattoliche e private (che se vorranno sopravvivere, dovranno far pagare delle rette), una normalizzazione degli appalti, che li renda assolutamente trasparenti. Il famoso e mai applicato conflitto di interessi tra la carriera politica e il possesso di mezzi di informazione. Le caste che si sgretolerebbero sotto i colpi di assunzioni tramite concorsi pubblici e non tramite nepotismo. L’abolizione dell’ 8 per 1000, assurdo finanziamento ad un altro stato che toglie risorse al nostro.

Sarò un illuso, ma credo che il popolo Italiano sia solo ipnotizzato, non completamente rincitrullito. Forse basterebbe uno schiocco di dita per farlo risvegliare e dimenticare questo brutto sogno lungo oramai quasi vent’anni.