All’inizio dei tempi, quando la scimmia si era appena evoluta nei primi ominidi, gli unici attrezzi che venivano utilizzati dai nostri antenati erano le clave, per i lavori più fini le selci. Poi il cervello degli ominidi si è evoluto: da un bastone e un sasso si è ricavato una ascia, da un ramo flessibile si è ottenuto l’arco. Col susseguirsi dei secoli, l’intelligenza umana si è evoluta fino a sviluppare una straordinaria tecnologia: oramai sono passati quarant’anni da quando ci siamo spinti fin sulla luna, ed oggi siamo in grado di clonare altri esseri o di osservare l’atomo. Ma non da noi. Nella nostra vallata, chiusa non solo geograficamente, il tempo sembra essersi fermato tra la clava e l’ascia (risulta difficile trovare qualcosa per legare un sasso ad un ramo, in effetti). Il Casentinese medio, infatti, posto davanti ad un telecomando della TV, impiega solo sette secondi per smadonnare e buttarlo dalla finestra. La tecnologia non abita da queste parti! O meglio, se cataloghiamo il contenuto di strumenti tecnologicamente avanzati presenti nelle abitazioni dei nostri concittadini restiamo sbalorditi. Ma dal possedere l’oggetto al padroneggiare l’oggetto la differenza è abissale. Fino dall’automobile, il Casentinese è in difficoltà. Comprano mezzi col climatizzatore quadrizona a controllo satellitare e lo tengono regolarmente spento perché non hanno capito quale è il bottone per accenderlo. Meno male che hanno comprato anche il tergicristallo che si aziona da solo, altrimenti quando piove sarebbero costretti a fermarsi… Il telefonino del casentinese, come abbiamo detto in passato è spaziale: dotato di mille funzioni, indica la strada, funziona da agenda, ci si fanno i giochini, ci si legge la posta elettronica. Ma l’unico bottone che il Casentinese medio conosce è il tastino con la cornetta verde, quello che si usa per rispondere. I rimanenti cento tasti rimangono li per futura memoria. Il Casentinese tecnologicus porta il telefonino sempre in tasca, ma ovviamente spento (altrimenti si consuma la batteria). Se deve chiamare qualcuno si ferma alla cabina telefonica, perché in tutta quella selva di tastini microscopici, per fare il numero ci vorrebbe uno spillo. Posto davanti al computer, il Casentinese perde non solo una buona occasione, ma anche la dignità. Per accenderlo, dopo una attenta analisi di venti minuti della superficie del computer stesso, preme il tastino della stampante. Non parte. Preme quello del monitor. Non parte. E comincia l’avventura delle telefonate al tecnico. Domande tipiche del Casentinese informaticus: “volevo il monitor a colori, ma quando scrivo una lettera lo sfondo è bianco”, “Non mi funziona più nulla” (finita la carta nella stampante), “Perchè, per avere internet ci devo avere il telefono?”, “io ci ho LE MEI” (traduzione: ho l’email) e la sempre bella “Come? il computer lo devo attaccare alla corrente? E come faccio, le prese ce l’ho in quell’altra parete!”. Se avete qualche fortunato (?) amico che ha fatto l’abbonamento al satellite, osservatelo quando è all’opera. Egli possiede le chiavi per la comunicazione globale, potrebbe ricevere notizie ed interagire con tutto il mondo. Ma essendo rimasto contadino a metà (ovvero: del famoso detto “Contadino, scarpe grosse ed il cervello fino” gli sono rimaste solo le scarpe grosse), egli oramai ha memorizzato solo le posizioni relative ai canali porno e al canale dove trasmettono le partite. Memorizzati nel senso che li ha scritti su un foglietto che tiene accanto al telecomando.

L’unico oggetto tecnologicamente avanzato che non rompe le palle è la Playstation. Apri il coperchio, metti il disco, chiudi il coperchio e fa tutto lui. Una manna dal cielo!

Probabilmente l’avversità dei nostri concittadini verso la tecnologia è dovuta alla ignoranza della lingua inglese, come ho già fatto notare. Dovremmo organizzare dei corsi di ON/OFF: nelle prime dieci lezioni spieghiamo il significato della parola ON (accendi) e nelle rimanenti dieci lezioni la parola OFF (spengi). Per chi avesse dei dubbi sono previste delle lezioni di recupero serali…

Il vecchio Henry Ford, l’inventore dell’automobile, disse: “Si ha vero progresso, solo quando i vantaggi della nuova tecnologia sono alla portata di tutti”: per qualcuno sarebbe stato tutto più facile se avesse inventato la vanga!