Considero la Musica come un enorme mare. Ventre e culla di ogni forma di vita senziente, ispirazione e nutrimento per chi sa riconoscere la Bellezza. Mondi chiusi ma molto simili, popolati di creature che ne determinano profondità e valore.

Nel fondo del mare, in acque limacciose ed oscure, vivono le creature più belle. Splendide trilobiti che si credevano estinte vivono sui fondali, accanto ad esseri che in pochi conoscono, meravigliosi coralli, splendidi pesci variopinti ed eleganti, capaci di incantare i pochi che li sono andati a cercare, nuotando tra relitti e resti di costruzioni di ancestrali civiltà. L’occhio attento, potrà scorgere delle meravigliose Sirene danzare.

dolphin-blue-underwater-lovely-31000Salendo verso la superficie, si incontrano esseri ancora graziosi, talvolta possenti, dai colori meno brillanti. Pesci che si sono  “evoluti” ed hanno lasciato i fondali, ma restii ad affrontare le affollate superfici del mare. Li intravedono anche i naviganti, nei mari con acque poco profonde.
Sono esseri che hanno dimenticato i suoni e le acque limpide dei fondali, e si muovono in pesanti gruppi.

Man mano che ci si allontana dai fondali rassicuranti, le creature che popolano questo mondo si fanno sempre più grossolane. L’intelligenza e l’istinto lasciano il posto alla sopravvivenza. Esseri sempre più sgraziati si impongono a colpi di coda. Giganteschi balenotteri, residui mai evoluti da troppe ere, fagocitano tutto ciò che gli si muove accanto. Sono questi gli esseri venerati dagli umani: non per la loro intelligenza o per la loro bellezza. Solo per il timore dovuto al loro volume e alla loro vetustà.

Un metro sotto la superficie, vivono esseri talmente piccoli, numerosi ed insignificanti da essere solo conosciuti per nome, “plancton”. E molti pesci inutili che si nutrono di esso.
Ma vivono felici, perché vedono la luce del sole, pensando di essere i prescelti per una vita eterna. Finchè non finiscono per essere catturati dalle reti degli umani per finire sul mercato.

Poi, nel mare come nella Musica, c’è la superficie.
Quella distesa piatta e monocolore che fa sognare gli esseri umani. Quella che tutti osservano, fotografano, amano.
Quella composta del nulla più vuoto, di immondizia, di pesci morti.
E troppi stronzi che galleggiano.