Riascolto questo autentico capolavoro e mi accorgo che questa pietra miliare tra poco compirà 22 anni. Spesso si dice “che cazzo di musica facevano negli anni 90!”. Esatto.

Questo album è un compendio di perfezione. Testi, musiche, suoni, e quegli effetti che rendono unico un brano (l’eco che aumenta di volume in “liquid diamonds”, ne vogliamo parlare?) e al centro lei. Myra Ellen Amos. Grinta, decisione, ferocia ed una delicatezza che fa venire gli occhi lucidi. E la precisione. Ecco, questo è un album di una precisione che lascia esterrefatti. Anche le “variazioni” sono talmente perfette (“on the other side of the Galaxy… The other side ooooooohhhh”) che sembrano incastonate da Benvenuto Cellini.
E poi c’è Northern Lad. Non è un brano. È quello che una madre prova di che ha perso un figlio, a causa di un aborto spontaneo. Ed è quello che è successo a Tori. È difficile spiegare la bellezza di questo brano, anzi impossibile. È tenerezza, disillusione, amore, rabbia e carezze. Impossibile non avere le lacrime ascoltando frasi come “ho avuto un ragazzino… Beh non l’ho proprio avuto. Se n’è andato come il tramonto. Dio, chi ha dipinto tutto questo?” “Quando è tempo di voltare pagina, e i tuoi occhi sono bagnati solo a causa della pioggia” “sento che te ne vai, e si cadendo a pezzi. Non dire che anche tu non lo fai…”

A mio giudizio è stata l’apoteosi di Tori. Dopo questo album non ha più mantenuto la strada.
Ma questo è un altro discorso.

Faccio questo appello a tutti coloro che hanno visto questa figura, o ai quali ricorda qualcosa. E’ una cosa seria.

Mi raccomando, la figura deve essere questa, con le spigolature e tutto.

In caso positivo, contattatemi rispondendo qua sotto, oppure via mail all’indirizzo blackhat@gnofle.it . Specificate dove/quando è stato visto, o tutti gli elementi che vi ricordate.

 

Abbiamo esplorato una delle località più gettonate per chi pratica Urbex, ovvero l’esplorazione di aree urbane dismesse: una delle abitazioni meglio preservate (per fortuna) del nostro paese.

La Villa in questione si trova quasi sulla sommità di una collina, e la sua esposizione è quantomeno particolare. Il fronte della villa, infatti, non guarda verso la vallata, ma verso la collina. All’interno, il tempo sembra essersi fermato, e non è una frase fatta: le persone che vi abitavano, sembra che siano fuggite d’improvviso: sui letti ci sono ancora alcune coperte, nei tavoli le masserizie, e tutto sembra essere stato fermato in un attimo preciso del tempo,come se si attendesse il ritorno degli abitanti da un momento all’altro.

Quello che più di tutti si nota, è la presenza di materiale religioso. Santini, pubblicazioni religiose, libretti di preghiere.

Inoltre, sparsi sui tavoli e conservati nei cassetti, si trovano molte lettere in cui si descrivono le cagionevoli condizioni di salute del figlio dei proprietari. Nel tempo, le condizioni sembrano peggiorare, e l’urgenza dei familiari per trovare una soluzione al problema si fa impellente. Si leggono lettere in cui si chiede alla Chiesa un intervento sul figlio (particolare questo, assai inquietante), fino al momento in cui la famiglia decide di andare in Inglhilterra, presso parenti. Si trovano anche copie delle ricevute delle assicurazioni di viaggio, nonché una confezione di un barbiturico abbandonata nel letto.

Insomma, una villa che  racconta una storia ben precisa. Una storia di dolore.

Sono davvero una razza diversa.

Pensate che mentre noi ci facciamo un culo così per parcheggiare il nostro SUV da 70.000€ “un attimino e vado via subito” sul marciapiede per accompagnare nostro figlio alla scuola privata, c’è qualcuno in Africa che raccoglie quel niente che ha e lo consegna al figlio, indicandogli la strada per arrivare al primo porto che lo conduca in Europa, per non morire di fame o massacrato dai guerriglieri.

Sono proprio diversi, mentre noi ci facciamo un culo così per lasciare lo stipendio di un mese  nell’ultimo telefono uscito, quello che fa anche le radiografie a colori e del quale non riusciamo a capire neanche il 10% delle funzioni, questi Africani si permettono  di venire qua con dei cellulari che neanche mio nonno, avvolti nella plastica, roba che al massimo puoi chiamarci a casa per dire “siamo arrivati, siamo vivi”.

Ma cosa vogliono questi da noi? Da quale guerra dicono di venire, che non ne parla nessun programma? Anche i nostri amici che sono stati a Sharm-el-Sheik, ad Hammamet, Hurgada e non hanno trovato nessuna guerra. Questi ci prendono per il culo, lo diceva anche uno dalla D’Urso l’altra sera.

Anche il loro comportamento. Ti prendono in giro, perché noi stiamo tutto il tempo a capo basso, incazzati con il prossimo per un parcheggio, per evitare una fila, per non salutare uno che ci sta sulle palle, e loro cosa fanno? Ridono. Cazzo vuoi da me?  Ti si avvicinano, ti salutano e ridono.

Non ho mai visto un Africano che non sorrideva.

Sono proprio una razza diversa.

Ieri ho assistito ad una scena che definire scandalosa sarebbe riduttivo. Se non ci fosse una persona in pericolo di vita, sarebbe stata grottesca. Spero vivamente che le forze dell’ordine o chi di dovere prendano seri provvedimenti verso questi pazzi.

Mi trovavo a Santa Maria a Mare, in ferie. Ero in spiaggia, sotto all’ombrellone quando improvvisamente ho visto un gran movimento di gente. Tutti si avvicinavano al bagnasciuga, correvano e guardavano verso il mare aperto. Mi sono avvicinato anche io al mare ed ho visto oltre le onde una persona in evidente difficoltà. Urlava, muoveva freneticamente le braccia, la sua testa scompariva sotto le onde e quando riemergeva, urlava. Era chiaro che stesse annegando. Alla mia destra, sento un gran vociare: “permesso, permesso, toglietevi di mezzo!” Era il bagnino dello stabilimento balneare “Stella” nel quale mi trovavo, che stava cercando di farsi largo per andare a recuperare la persona che stava annegando. Ma non era il solo. Le urla del malcapitato avevano attirato le attenzioni anche del bagnino dello stabilimento “Il Gabbiano”, attiguo allo “Stella”.

I due bagnini stavano per tuffarsi in mare, quando sono stati fermati dai proprietari dei due stabilimenti balneari: “Fermo, che cavolo fai?” ha detto il proprietario dello “Stella” al proprio bagnino, “quella persona è nel tratto di mare davanti al Bagno Gabbiano, che se la sbrighino loro!”. E’ intervenuto prontamente il proprietario dell’altro bagno, inveendo contro il collega: “Ma cosa stai dicendo? E’ vicino alla tua spiaggia, te lo prendi te!”

Nel frattempo, la persona, stava annegando. I movimenti delle braccia erano sempre più stanchi. Le persone intorno a me erano attonite. I due bagnini non sapevano cosa fare, uno dei due ha provato a dire “ma cosa state dicendo? C’è una persona che sta affogando! Io mi butto!” Subito il proprio titolare lo ha redarguito: “Non azzardarti a tuffarti. Questo non rientra nel tuo lavoro! Non puoi fare il lavoro che compete all’altro bagnino! Ti licenzio!” Oramai eravamo tutti increduli, quando il proprietario del Bagno Gabbiano ha tuonato: “Ora basta! Chiamo la Polizia! Qui si sta millantando! Io ti denuncio!”

La cosa più grave è che non è arrivata solo la Polizia, ma anche uno stuolo di avvocati che si sono messi a discutere di chi fosse la competenza territoriale del recupero della persona che stava affogando. E’ stato aperto un fascicolo, sono stati nominati dei periti che hanno iniziato a fare i rilievi.

Eravamo esterrefatti e preoccupati: noi tutti urlavamo “ma siete pazzi? Un uomo sta affogando! Salvatelo!” ma loro hanno piantato dei paletti lungo il bagnasciuga, quello bianco e rosso con la scritta “POLIZIA – NON OLTREPASSARE”.

Guardavo l’uomo che oramai non muoveva più le braccia, guardavo i periti con le barchette che misuravano la distanza dalla riva e al confine tra i due stabilimenti. Non ce l’ho fatta. Mi sono tuffato, sono arrivato dal malcapitato che oramai non respirava più. L’ho trascinato a riva, deposto sul bagnasciuga e, sotto gli occhi di tutti gli ho fatto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.

Appena l’uomo ha ripreso a respirare, si sono avvicinati dei poliziotti che mi hanno preso di peso e trascinato verso la loro auto, mentre la folla intorno mi urlava contro: “eccolo, l’eroe! Coglione, pensa ai cazzi tuoi!” “comunista! Anarchico! Ci sono delle regole, devi rispettarle!” “Eccolo, quello che se ne frega della legge! In galera, bastardo!” “Pezzo di merda! Chi ti credi di essere, Dio?”

Pensavo di essere in una puntata di Candid Camera, invece era tutto vero.

Ho salvato la vita di un uomo mentre la burocrazia se ne fregava. Adesso, mi ritrovo con le seguenti accuse:

– Esercizio abusivo della professione medica.
– Denunciato per essere entrato in zona vietata dalle forze dell’Ordine.
– Resistenza a pubblico ufficiale.
– Tentato suicidio.
– Istigazione a delinquere.
– Insurrezione contro i poteri dello Stato.

Infine, denunciato di due bagnini per avergli usurpato il lavoro.

Se tutto andrà bene, ha detto il mio avvocato che in 17 anni, con la buona condotta, posso cavarmela.

 

(Attenzione: Trattasi di post ironico. Ma non c’è un cazzo da ridere: questo è il nostro paese oggi. Ed è colpa VOSTRA)

 

[Attenzione: contiene incazzature, parolacce e concetti ostili]

Quello che sta accadendo nella vallata in cui vivo, è solo uno dei tasselli di questa vergognosa realtà che si sta radicando nel nostro paese. Vivo nel Casentino, una vallata incastonata nell’Appennino Tosco/Emiliano e popolata da poco meno di 50.000 abitanti, posto incantevole quanto semi isolato dal resto del mondo. Per raggiungere la città più vicina, Arezzo, dobbiamo percorrere un budello di asfalto lungo 60km dal paese più lontano, che sulla carta si potrebbe percorrere in 70 minuti (“senza traffico” come ci tiene a specificare Google Maps).

Peccato che tra strade di montagna (per non dire mulattiere), camion, cantieri aperti da anni e mai conclusi, per arrivare da Montemignaio ad Arezzo ad esempio, ci voglia almeno un’ora e mezza. Per fortuna siamo (abbastanza) autosufficienti. Abbiamo scuole, ci è rimasta qualche attività che da lavoro ai miei conterranei, abbiamo un ospedale di Vallata. E mi sembra il minimo, direte, vista la popolazione e la distanza dalla città più vicina. Troppo facile!

Il 1 Marzo, alcuni sindaci (toh, l’ho scritto con la lettera minuscola!) dei comuni del Casentino hanno deciso in maniera del tutto arbitraria e frettolosa (a giudicare dai comunicati ufficiali di chi ne sa più di me) di dare la prima picconata all’Ospedale: la chiusura dell’unico Punto Nascite della vallata. Ufficialmente perché “divenuto pericoloso”. E tutti ci chiediamo come possa essere divenuto addirittura “pericoloso” in pochi anni, visto che tre anni fa veniva indicato ufficialmente come “modello a cui far riferimento”.

La cosa che mi fa incazzare maggiormente è la adesione cieca allo stereotipo più vergognoso che da qualche anno vige in Italia. Come nei film americani vige la regola “se c’è pericolo, manda avanti il negro”, in Italia vige la regola “c’è da fare qualche cambiamento? facciamolo sul corpo delle donne”.

La donna è ridotta a numero. Merce. Se ne quantifica il valore, come una vacca al mercato in base alla capacità di sgravare. Si calcola quanto ci costano queste donne, e se costano troppo chi se ne frega, si caricano su una ambulanza e via verso l’Ospedale di Arezzo, come bestie. Arriveranno? In che condizioni? 90 minuti in un ambulanza mentre stai per partorire… Ma chi se ne frega: donna, sei un costo, una casellina di un foglio di Excel in cui deve comparire il numero 0. Poi, se succederà qualcosa, ci sarà il cordoglio pubblico, le lacrime di coccodrillo, e l’elemosina di quelle tre monete che getteranno sul corpo della donna quale indennizzo, come facevano gli stupratori nell’Inghilterra Vittoriana per mondarsi dal reato commesso.

C’è solo una sottile differenza tra il calcolare quanto costa una partoriente e abbassare il finestrino e chiedere “ciao bella, quanto vuoi”. Nel primo caso, la richiesta è meno esplicita e viene giustificata con atti ufficiali infarciti di timbri.

Merce. Fatevene una ragione, donne. Vi considerano merce.

L’indignazione porta poco lontano, purtroppo. Quando certe decisioni vengono prese con questa fretta, a testa bassa, nonostante le ammonizioni e le contrarietà degli enti con potere decisionale sull’argomento in questione, significa solo una cosa: che le cose sono state fatte all’italiana, ovvero già decise dall’alto. E non si torna indietro.

Questo atto, porterà un pericoloso precedente. Sarà il fondamento su cui si potrà partire per nuovi ingegnosi sistemi di risparmio. Dopo le donne, potremo risparmiare sui vecchi. Sui malati. In fondo sono un costo, no? Li spediamo lontano, a un’ora e mezzo di ambulanza, così nella nostra casellina di Excel alla voce “costo” troveremo un confortante zero.

La storia si ripete. Ed è terrificante, perché già in passato i malati, i vecchi, le donne, i cittadini improduttivi, venivano già allontanati ed isolati in apposite strutture. Erano un costo. Che andava portato a zero.

Faccio solo una riflessione finale, e non è una domanda per cui non mi aspetto una risposta. Le madri, le mogli, le figlie delle persone che hanno preso questa decisione, cosa ne penseranno? Saranno orgogliose?

Non lo so. Io sono incazzato. E penso che lo siano anche le donne dell’intero Casentino.

Adesso abbiamo passato davvero il segno. Li vedi ovunque, sciami di nullafacenti in giro per le nostre città. Sono sempre di più, con i loro vestiti ridicoli, le loro abitudini da terzo mondo. Parlano addirittura in lingue incomprensibili, quasi per dispetto, per non farsi capire. E ti guardano con quegli occhioni imploranti, per cptG5fregarti e portarti via quel poco che hai. E’ sicuro che siano stati mandati da uno stato estero: non chiamatemi complottista, ma questi stanno invadendo il nostro paese, l’ Europa ed il mondo con la loro cazzo di religione. Ci stanno colonizzando, e noi stiamo zitti: guai a dire che devono trovarsi un lavoro, che qualcuno deve fare qualcosa, che bisognerebbe cacciarli a randellate. Oramai comandano loro, e ti vengono anche in casa a chiedere i soldi! Come se fossimo un paese ricco! Se non dovessimo mantenere anche questi parassiti, probabilmente staremmo un pochino meglio tutti quanti. Invece no. Dobbiamo stare zitti e ubbidire alle leggi che questi invasori ci impongono (a casa nostra!). E poi basta leggere i giornali per capire di che pasta sono fatti: disprezzano le donne, come è scritto in quel libro sacro che loro venerano, ma non disdegnano atti sessuali abominevoli con chiunque.

Liberiamocene. Subito! Rispediamoli nel paese dal quale provengono, prima che sia troppo tardi. Prima che ci portino alla rovina! Prima che alle nostre donne, ai nostri bambini sia impedito di girare liberamente per le strade senza la paura di essere stuprati.

Rimandiamoli entro i loro confini, che si mantengano da soli.

Liberiamocene subito! Basta con questa invasione! Basta col doverli mantenere!

Basta con questi preti! Li mantenga il Vaticano!

Oggi, 7 Marzo 2012, il gruppo di hackers Anonymous ha messo sotto attacco il sito del Vaticano, uno dei siti più “sicuri” al mondo. Ed hanno vinto. Invece della solita pagina, si poteva leggere quanti di seguito riporto:

  1. Giorno a voi Vatican.va
  2. Oggi Anonymous ha deciso di porre sotto assedio il vostro sito in risposta alle dottrine,alle liturgie ed ai precetti assurdi ed anacronistici che la vostra organizzazione a scopo di lucro(chiesa apostolica romana) propaga e diffonde nel mondo intero.
  3. Avete bruciato testi di immenso pregio storico e letterario,avete barbaramente giustiziato i vostri più accaniti detrattori e critici nel corso dei secoli,avete negato teorie universalmente ritenute valide o plausibili;avete indotto sprovveduti a pagare per ottenere l’accesso al paradiso con la vendita di indulgenze.
  4. Vi siete resi responsabili della riduazione in schiavitù di intere popolazioni,usando come pretesto la vostra missione di evangelizzazione e la diffusione della fede cristiana nel mondo.
  5. In tempi più recenti avete avuto un ruolo significativo nell’aiutare criminali di guerra nazisti a trovare rifugio in paesi esteri ed a sottrarsi alla giustizia internazionale.
  6. Permettete che quotidianamente molti degli appartenti al clero si rendano responsabili di molestie verso bambini,coprendoli se i fatti divengono di dominio pubblico.
  7. L’italia deve tollerare quotidianamente le vostre ingerenze nella vita pubblica politica e sociale e tutti i danni che ciò comporta.
  8. Avete immobili ed attività commerciali per il valore di miliardi di euro,sui quali avete fortissime agevolazioni fiscali.
  9. Vi ostinate a decretare,pratiche ed oggetti frutto del progresso come il preservativo o l’aborto clinico come piaghe da eradicare.
  10. Siete retrogadi,uno degli ultimi baluardi di un epoca forunatamente passata,e destinata anon ripetersi.
  11. Ci auguriamo vivamente che i Patti Lateranensi vengano infine in un futuro prossimo rivisti e che veniate relegati a ciò che siete…una reliquia dei tempi che furono.
  12. Questo attacco NON è inteso vero la religione cristiana ed i fedeli in tutto il mondo,bensì verso la corrotta Chiesa Romana Apostolica e tutte le sue emanazioni
Un solo commento. MERAVIGLIOSI.

L’aria è quella che si respira ad ogni fine di stagione. Piano piano, tutte le luci di questo circo si stanno spegnendo, gli inservienti richiudono gli animali nelle gabbie, clown, ballerini e saltimbanchi tornano per l’ultima volta nei loro camerini. E il Buffone capocomico, il Nano Clown, colui che con i suoi frizzi e lazzi ha caratterizzato l’intera stagione di questo circo, mestamente si toglierà i chili di trucco e di cerone. L’atmosfera è mesta, il sentimento è “doveva succedere prima o poi. Ora smontiamo tutto e via veloci!”.

Gli spettatori, usciranno dal tendone felici e contenti. Per tanto tempo sono stati rapiti, ipnotizzati da quella girandola di colori, dai giocolieri che roteavano birilli, da procaci ballerine con tette e cosce al vento, dai voli dei trapezisti che ti fanno guardare in alto. E così, mentre si incammineranno a casa, scopriranno che fuori dal circo qualcosa è cambiato. Non troveranno più la macchina, ma sarà un danno relativo, perché la benzina e le assicurazioni nel frttempo sono aumentati al livello che sarebbero stati costretti a venderla, l’auto. E quando arriveranno a casa scopriranno che è stata messa all’asta dalla banca. Quando andranno a fare la spesa, scopriranno che in tasca hanno solo pezzettini di carta di nessun valore, perché oramai i prezzi sono talmente alti che non ti puoi permettere neanche un pezzo di pane. La mattina, quando torneranno al lavoro, verranno fermati sulla porta e gli chiederanno: “lavoro? perché, lei lavorava quà?”.

Perché il circo è finito, e quando esci dal tendone, trovi il mondo reale.

Oggi ho deciso di farmi un po di nemici, come quando si va a sfrucugliare in un nugolo di fondamentalisti. Quello che vado di seguito ad elencare, non è una dichiarazione di guerra ad una azienda o al suo fondatore. Quello che vorrei spiegare è, in estrema sintesi, che Steve Jobs non ha inventato una benemerita cippa. A sentire i “vati” della informazione, sembra che il povero Steve abbia inventato tutto lui: i computer, i telefoni, la musica.. La buonanima, ha fatto fondamentalmente due cose: prendere qualcosa che già esisteva, metterci una mela, pubblicizzarlo in maniera tale che tutti non ne potessero fare a meno, venderlo a 3 volte il prezzo degli oggetti equivalenti (leggasi: status symbol) grazie alla potenza economica di cui disponeva. E’ stato un genio, è vero: uno dei più grossi venditori mai esistiti. Uno che ancora oggi riesce a vendere un telefono facendo leva sul fatto che “si può attaccare alla TV per vederci le foto”.

Se qualcuno dicesse che Enzo Ferrari è stato il Leonardo da Vinci del 20° secolo, perché ha inventato l’automobile, la ruota, il motore a scoppio, il cacciavite, i bulloni, le chiavi a brugola, la benzina, i sedili, l’aria condizionata, l’autoradio, il tubo di scappamento, i finestrini, l’asfalto, l’ACi, il carroattrezzi, la pompa da bicicletta e il guardrail, vi mettereste a ridere. Ecco, facciamoci queste quattro risate.

Vediamo quello che avrebbe inventato il buon vecchio Steve, e come sono andate invece le cose.

PRIMO TELEFONO TOUCH SCREEN

Apple iPhone: 2007
Bellsouth IBM Simon: 1992, in commercio nel 1994

 

 

PRIMO PERSONAL COMPUTER

Apple I: 1976
Micral N: 1972
MITS Altair 8800: 1974
Sphere 1: 1975

 

PRIMO SISTEMA OPERATIVO “INTUITIVO” A ICONE E FINESTRE

Apple MacOS: 1984
Xerox Alto: 1972
Xerox Star: 1981

 

 

PRIMO RIPRODUTTORE MUSICALE IN FORMATO ELETTRONICO

Apple iPod: Ottobre 2001
MPMan F10: Marzo 1998
PMP300 : Settembre 1998

 

 

PRIMO VIDEOTELEFONO

Apple iPhone 4: 2010
Nokia 6630: 2004
NEC E303: 2004

 

 

CLOUD COMPUTING

Apple iCloud: 2011
GoogleDocs: 2006
Ubuntu One: 2009
Nuvola Italiana: 2010

 

TABLET 

Apple iPad: 2010
Microsoft TabletPC: 2000

 

 

 

Aprite gli occhi, cazzo, siete proprio Italiani. Metalmeccanici addetti all’altoforno che guadagnano 1000 euro al mese, che non sanno neanche usare il telecomando per cambiare canale nella TV che improvvisamente corrono nei negozi per comprare l’iPhone “perché ha il display Retina e l’iCloud, mica seghe”, genitori che DEVONO comprare l’iPad ai figli 12enni perché così quando vogliono vedere le foto basta picchiettare sul vetro 2 volte che (miracolo!) le foto si spargono per tutto lo schermo!!!!

Poi uno si chiede come mai ci prendono per il culo anche i pastori del Kirghijistan…