Questo articolo è stato da me scritto per il numero di Dicembre 2000 del mensile Casentino 2000
E così, scherza e gioca siamo arrivati anche a questo primo Natale del secolo nuovo, o a seconda delle scuole di pensiero, all’ultimo del vecchio.
Ricordo perfettamente quando da piccolo immaginavo il Natale del duemila, con le macchine volanti, i raggi laser, tutti che si andava in giro vestiti d’alluminio come i Rockets… Tutte palle.
Bello il Natale da bambini. Tutto ci sembra grande, bello, colorato. L’uvetta nel panettone, il babbo che piglia la scossa quando mette gli orsini con l’intermittenza nell’albero, il crogiolare dell’arrosto opportunamente sovradimensionato che si cuoce in forno per la libagione di tutta la famiglia, l’attesa della mattina per scartare i regali, la finta sorpresa del regalo (perchè da bimbi si era un pò infidi e si faceva una testa così ai genitori per pilotare abilmente le scelte di babbo natale o chi ne fa le veci verso l’uno o l’altro dono…). Che bello che era… Tutte palle.
Ora che siamo cresciutelli, più che alle macchinine e al monòpoli si pensa alla benzina a duemiladue, al mutuo in banca (colpa del trènde del dàugiòns, ci dicono gli esperti nella niùeconomi…ma perché non vanno a lavorare…) e ai fogli da centomila che guardacaso finiscono sempre prima del foglio del calendario. Ci si accorge che è passato un’anno perchè cominciano ad arrivare gli estratti conto semestrali dalla banca (come dire: la conta dei morti).
E così, tribolando risiamo al Natale, si diceva. Non so voi, ma quest’anno non mi va di festeggiare un bel niente. Come quelli che non festeggiano il compleanno perchè un’anno in più è sinonimo di vecchiaia incipiente, io, che sono fondamentalmente cattivo nell’animo, non festeggerò il Natale per scarso attaccamento al genere umano. Crescendo, si diceva, il Natale assume ben altri significati, meno spirituali e assai più materiali. Il Natale, è diventato una grande fiera, il mercato per eccellenza dove ognuno è libero di sfogare le proprie voglie represse nel più nefasto dei modi. Dalla spropositata corsa all’acquisto delle più insulse e deprimenti mercanzie (debitamente sovrapprezzata dal cortese negoziante che accoglie il cliente con la classica faccina sorridente della serie “vienivieni che ti pelo io…”) allo sfoggio pubblico della più grassa e becera opulenza. Eh si, perchè questo genere umano coglie al volo le occasioni mondane: in assenza delle “prime” a teatro, o di ricevimenti di alto lignaggio, ripiega astutamente sulle più comuni occasioni di socializzazione quali funerali e Messe.
Ecco cosa farò quest’anno. Mi apposterò davanti alla chiesa del mio paese mezz’ora prima della messa di Natale, e osserverò la fauna che entrerà nel luogo sacro. Voglio vedere in faccia le signore che hanno tirato fuori per l’occasione tutta la bigiotteria che avevano nel portagioie per agghindarsi a mò di lampadario, con l’acconciatura stile niuèig, che ha richiesto otto ore di sapiente intervento da parte del parrucchiere, oops, pardon, del coiffeur (a dire il vero un petardo scoppiato in testa avrebbe ottenuto risultati migliori), con le scarpe pitonate fosforescenti a punta
firmatissime col tacco ferrato dal maniscalco, l’abito brilluccicante che costa come due stipendi di un’operaio (ma che addosso ad un tornitore starebbe malissimo…), la borsetta di pelle di animale, uno qualsiasi purchè in via di estinzione, il cappottone rigorosamente leopardato di chiaro taglio sartoriale francese (???) pesante come un panzer, che non verrà tolto neppure durante la cerimonia, perchè sai quattromilioni son quattromilioni… E quei bei signori pasciuti e rosei, che per l’occasione sfoggiano il loro mezzo chilo di Rolex al polso, con l’abito nero intonato alla Mercedes e le scarpe giallo canarino squadrate come un’incudine, perchè sai ora vanno di moda.
Voglio vederli nella loro sfilata di moda, mentre si avviano nel corridoio centrale della chiesa per andare a fare la comunione. Per primi, perchè dopo vengono i vecchi e loro non se ne giovano.
Voglio osservare il loro comportamento mentre il sacerdote parla di umiltà, di solidarietà, di pentimento…. Loro che danno ragione al Cardinal Biffi perchè i marocchini sono sudici e ci portano via il lavoro… Davanti a tale sfoggio di violenta volgarità gratuita, mi verrà da pensare all’inferno: chi è più degno di finire arrosto, un musulmano che si alza la mattina alle cinque per pregare o un cristiano che calpesta il suolo della chiesa solo per mondanità e vanto?
Toglietevi lo stivalone pitonato e cominciate a mettere i sandali (rigorosamente di Prada), che laggiù fa caldo…
Che bello il Natale, quest’anno…